Secondo i recenti studi pubblicati non esisterebbe un’età dell’oro per l’apprendimento delle abilità motorie. In uno studio non c’è stata nessuna differenza significativa rispetto ad aumento assoluto del livello di abilità in un confronto tra ragazzi di 18 anni, bambini di 10 e adulti trai i 34 e i 45 anni. Sembrerebbe, cioè, che i bambini di 10 anni non si trovino in un’età dell’oro per l’apprendimento delle abilità motorie (1).
Sulla base delle osservazioni informali durante le sessioni pratiche, potrebbero essere sollevati alcuni punti interessanti. I bambini di 10 anni hanno spesso delle fasi di perdita di concentrazione, solo a volte riescono ad imparare dall’esperienza quale tecnica sia più efficace, hanno bisogno di più tempo per la spiegazione e più fasi di prove-errori, rispetto agli adulti che hanno più esperienza e maggior superiorità cognitiva (1). Relativamente a questo Clark et al. (3) comparando giovani di 24 anni e adulti di 66,5 anni in uno studio su un’attività di apprendimento, hanno dimostrato come gli adulti più anziani abbiano livelli di apprendimento simili ai giovani. Questi risultati suggeriscono che la capacità di acquisire la conoscenza incidentalmente sulle relazioni di risposta di configurazione non è in gran parte influenzata dall’invecchiamento cognitivo.
L’età dell’oro può essere un artefatto di variabili controllate in modo inadeguato negli studi pubblicati negli anni, stimolate da prove aneddotiche. Tali prove aneddotiche dagli sport sul rapido apprendimento delle capacità motorie in bambini relativamente piccoli potrebbero riflettere il fatto che i bambini trascorrono molto più tempo a praticare le abilità motorie (spesso indicate come “abilità tecniche”) durante i primi anni di uno sport, quindi imparerebbero di più e più velocemente, anche perchè partono da un più basso portfoglio di apprendimenti. È interessante notare come partendo dall’esecuzione di un esercizio partendo dal livello base l’apprendimento potrebbe non essere così dissimile nelle diverse fasce d’età, per cui, iniziando dallo stesso livello di abilità di base, le cosiddette abilità implicite, potrebbero essere apprese sia da bambini, che da adulti, e comunque non è inquadrabile l’età di 10 anni in una fase più predisponente all’apprendimento motorio, rispetto ad altre età (1,4).
Con queste premesse come non pensare, allora, a quale strategia optare nell’insegnamento di abilità motorie anche complesse e più vicine a quelle condizionali anche in fase precoce, dato che, spesso, ci si rifà alle fasi sensibili dell’insegnamento basandosi su preconcetti e uniformandosi alla prevalente idea pseudoscientifica dell’allenamento in età precoce. Uno studio in particolare (2) ha rivelato una prevalenza relativamente alta di “neuromiti”, ossia idee basate su concetti passati come veri e reali, come convinzioni che influenzano poi la filosofia e la pratica dell’allenatore e del soggetto allenato, come ovvio. La convinzione pseudoscientifica più comunemente sostenuta è che “gli individui apprendono meglio quando ricevono le informazioni nel loro stile di apprendimento preferito (ad esempio, uditivo, visivo o cinestetico)” (2). Sembrerebbe che alla base di questo ci sia l’approccio “laissez-faire” allo sviluppo professionale degli allenatori, i quali, dunque, non sono nella posizione giusta per esprimere giudizi sulla qualità scientifica delle fonti di informazione a cui accedono. Le evidenze hanno dimostrato che alcune persone sono particolarmente vulnerabili al tipo di strategie impiegate dai sostenitori della pseudoscienza e che le persone sono più propense ad accettarne i risultati quando sono accompagnate da un cervello attraente immagini e spiegazioni basate sul cervello, anche quando queste sono errate o irrilevanti. Collins e Bailey (5) hanno affermato che le organizzazioni sportive sono particolarmente vulnerabili alla “scienza”, ciò dato dal fatto che “l’illusione di credibilità scientifica e validità che fornisce un grado di autorità a idee altrimenti dubbie”. Nel contesto della ricerca sull’apprendimento e sul cervello, ciò suggerisce che le persone con poca o nessuna educazione neuroscientifica saranno inclini a fare valutazioni errate delle prove presentate e troveranno difficile riconoscere idee sbagliate sulla ricerca sul cervello. A parità di condizioni, le idee saranno più adatte e diffuse in modo più efficace se: attirano l’attenzione o sorprendono; si appellavano agli interessi personali; sono relativamente semplici; propongono una semplice causalità X – Y; provocano l’azione.
La proliferazione di credenze pseudoscientifiche è motivo di preoccupazione, idee sbagliate sull’apprendimento potrebbero avere un effetto dannoso sui risultati dei soggetti allenati e la strada per ovviare a questo è mantenere un livello di aggiornamento e formazione continuo attraverso l’istruzione, rimarcare la distinzione tra scienza e pseudoscienza, utilizzando esempi più chiari, rivolgersi alle organizzazioni che promuovono e sostengono implicitamente pratiche non basate sull’evidenza e anche introdurre un organo consultivo che potrebbe offrire una guida basata sull’evidenza sull’allenamento sportivo (così come altri aspetti della partecipazione sportiva e prestazione) (2). Questa situazione richiede cambiamenti a livello sia del contenuto dei programmi di formazione per allenatori e professionisti del movimento, che dovrebbero avere una base di evidenze sicure, sia del contesto degli organi nazionali, in cui la pseudoscienza potrebbe prosperare.
Riferimenti
- Solum M., Loras H. and Pederesen A.V. A Golden Age for Motor Skill Learning? Learning of an Unfamiliar Motor Task in 10-Year-Olds, Young Adults, and Adults, When Starting From Similar Baselines. Front. Psychol., 25 March 2020 | https://doi.org/10.3389/fpsyg.2020.00538.
2. Richard P. Bailey, Daniel J. Madigan, Ed Cope and Adam R. Nicholls. The Prevalence of Pseudoscientific Ideas and Neuromyths Among Sports Coaches, Front. Psychol., 02 May 2018 | https://doi.org/10.3389/fpsyg.2018.00641.
3. Rachel Clark, Michael Freedberg, Eliot Hazeltine, Michelle W. Voss.Are There Age-Related Differences in the Ability to Learn Configural Responses? PlosOne – Research Article, Published: August 28, 2015 https://doi.org/10.1371/journal.pone.0137260.
4. Ágnes Lukács Ferenc Kemény. Development of Different Forms of Skill Learning Throughout the Lifespan, Cognitive Science – A Multidisciplinary Journal, First published: 07 July 2014https://doi.org/10.1111/cogs.12143
5. Paul Ford, Dave Collins, Richard Bailey, Aine Macnamara. Participant development in sport and physical activity: The impact of biological maturation, January 2011, European Journal of Sport Science 12(6):1-12 DOI:10.1080/17461391.2011.577241