Chiedi a cinque professionisti del movimento di definire l’allenamento funzionale ed è molto probabile che otterrai cinque definizioni distinte e diverse. È probabile che ci saranno alcune somiglianze, ma allo stesso tempo alcune differenze interessanti. Come può essere? Pensa ai fattori che influenzano la tua risposta quando ti viene posta la domanda “Cos’è l’allenamento funzionale?” È uno dei termini più fraintesi nel settore e la ragione è semplice, dato che il termine ha origine nella medicina dello sport e più specificamente nelle cliniche di riabilitazione. Le prime definizioni si sono concentrate sulla riabilitazione per migliorare o sviluppare le abilità associate alle attività della vita quotidiana (ADL) e spesso quando si lavora con gli anziani (1,2).
L’allenamento funzionale si è quindi spostato nell’arena dell’allenamento attraverso l’allenamento atletico e seguito in strutture di allenamento in cui gli atleti e gli individui sono stati esposti a una quantità di metodi associati all’allenamento funzionale. Esistono tanti esempi per definire e spiegare in modo deduttivo il significato di funzionale, ma il paradigma interessante è capire se il soggetto è funzionale ai compiti motori a cui lo si vuole sottoporre, se ha la condizione morfostrutturale, cognitiva, muscolare per poter affrontare il compito motorio richiesto, quali metodi e i mezzi sono funzionali al raggiungimento dell’obiettivo e se l’obiettivo è funzionale al soggetto e ai mezzi e metodi selezionati (3).
I personal trainer che lavorano con i clienti usano il concetto per riflettere una varietà di risultati come modelli di movimento migliorati, abilità motorie o miglioramento di uno o più componenti della forma fisica (forza, flessibilità, resistenza muscolare), ma in realtà l’approccio è molto più ampio e specifico allo stesso tempo e concerne la valutazione di aspetti del soggetto cui ruota tutta la strutturazione del programma funzionale:
- Profilo cognitivo;
- Profilo antropometrico;
- Profilo osteoarticolare;
- Profilo muscolare;
- Profilo sensitivo-sensoriale-motorio;
- Profilo cardiorespiratorio;
- Profilo endocrino;
- Profilo metabolico.
Spesso per la definizione dei suddetti profili è necessario avere un visione e valutazione multidisciplinare, soprattutto quando si ha a che fare con atleti, che coinvolga più figure professionali. Il considerare un esercizio o un allenamento funzionale può essere visto come un punto di base di molti campi applicativi, dalla preparazione atletica, appunto, all’attività motoria pre-intervento, al recupero post-riabilitazione, all’attività di ginnastica adattata e/o preventiva e dunque l’esercizio correttivo (4).
Eric D’Agati, un trainer dei sistemi di movimento funzionale, descrive gli esercizi correttivi come progettati per correggere uno squilibrio o una disfunzione riscontrata in un movimento. Considerando che gli esercizi funzionali rafforzano il movimento una volta applicato l’esercizio correttivo (5), ma in realtà l’accezione “funzionale” dell’esercizio trova le radici nel migliorare quello che serve al soggetto per l’obiettivo del programma fisico.
Lo sviluppo di un programma di allenamento funzionale inizia definendo il risultato desiderato del programma, ma deve aver una valutazione iniziale che metta in luce eventuali limiti funzionali e abitudini coordinative e dunque optare per la scelta dei esercizi che siano funzionali al miglioramento della gestione del corpo per una più efficace esecuzione motoria, evitando esercizi che dilungherebbero troppo la programmazione stessa, basati sul tentativo di correggere o annullare totalmente compensi posturali o limitazioni strutturate. Due professionisti del movimento possono guardare un individuo mentre esegue un esercizio funzionale e inquadrare il risultato della prestazione in modo diverso, una prospettiva basata sulle proprie esperienze e sulla propria specializzazione. Questi due fattori, esperienza e specializzazione, influenzano il modo in cui l’allenamento funzionale viene definito individualmente.
Per avere una visione giusta bisogna saper abbinare esperienza e specializzazione, partendo dal presupposto che va conosciuto il modello prestativo (6) della disciplina o dell’attività fisica da sviluppare, secondo i cosiddetti “performance indicators”, ossia una selezione di azioni variabili che hanno lo scopo di definire alcuni o tutti gli aspetti della prestazione sia sportiva, che fisica (7).
Innanzitutto individuare i test che ha il doppio scopo sia di allenare l’utente su quella determinata qualità, che di offrire all’operatore la possibilità di acquisire un dato di partenza circa la condizione del soggetto. Tra questi ci sono test sull’equilibrio, sulla capacità di flessione del busto sugli arti inferiori, sulla capacità di stare gli arti superiori sia in catena cinetica aperta, che chiusa e sull’attivazione del core (8).
Valutazione ACSM
Ogni anno dal 2007 ACSM ha condotto un sondaggio mondiale di professionisti della salute e del fitness per determinare le migliori tendenze del fitness annuali. Un riepilogo dei risultati del sondaggio è stato pubblicato nel “Health & Fitness Journal®” di ACSM per ciascuno degli ultimi 12 anni. L’allenamento funzionale è apparso nelle prime 10 tendenze in 9 dei 12 anni e tra i primi 20 in tutti e 12 gli anni e quest’anno si è classificato al 12° posto (9).
Nel corso degli anni, l’allenamento funzionale è stato espresso in vari modi ed è utile rivedere alcune delle definizioni da parte di professionisti che hanno trascorso la loro carriera nel settore della salute e del fitness.
Alcuni dei quali, come illustrato nella Tabella 1 e nella Tabella 1a, con la loro area di specializzazione, hanno una loro visione e definizione di allenamento funzionale.
Tabella 1: allenamento funzionale da parole chiave “professionisti della salute e del fitness”
Tabella 1a: riferimento comune all’allenamento funzionale
Ciò che separa l’allenamento funzionale da altre forme di allenamento è che è individualizzato e il risultato generale è un miglioramento del movimento. Di seguito è riportato un elenco di temi comuni associati all’allenamento funzionale:
- Guida ad uno scopo;
- Multi-planare/Multi-articolare;
- Attività per la vita reale;
- Specifico;
- Guida ad un obbiettivo;
- Prevenzione degli infortuni;
- Catene di movimenti prevalenti;
- Programma personalizzato;
- Integrazione;
- Mezzi e Metodi specifici;
Se ci pensiamo nel mondo dell’allenamento e del fitness il temine “funzionale” si sente citare spesso e secondo un famoso scienziato sportivo e biomeccanico, Mel Siff, la funzionalità dipende non solo dall’esercizio stesso, ma da molti altri fattori, come il tipo di esecuzione, le caratteristiche dell’atleta, le ripetizioni e le serie, la modalità di esecuzione, la fase di allenamento, l’interazione con altri allenamenti, il momentaneo stato fisico e mentale dell’atleta, il programma generale di allenamento e diverse altre variabili (10).
Nel corso del tempo, ci sono stati molti termini derivati dall’allenamento funzionale e molte definizioni sono usate come sinonimi, perché ci sono termini e idee comuni come si vede nella Tabella 2.
Tabella 2: Termini sinonimi e male interpretati
Mike Boyle descrive l’allenamento specifico per lo sport come un’attività che spesso imita l’esatta abilità associata allo sport. Può comprendere esercizi di natura generale, ma che verranno impiegati con la pratica dello sport (1). L’obiettivo dell’allenamento funzionale non è quello di imitare i requisiti di movimento dello sport, come la corsa dei 100 metri, ma l’obiettivo è quello di allenare i vari modelli di movimento che miglioreranno le abilità specifiche associate alla corsa nei 100 metri, come ad esempio la capacità di reazione o il movimento coordinato degli arti. La logica porta, dunque, a far capire che alla base ci dovrebbe essere la costruzione di un modello operativo basato su imprescindibili aspetti del movimento umano.
L’attuale corpus di ricerca incentrato sull’allenamento funzionale riflette una vasta gamma di opzioni di allenamento con progetti e risultati diversi; tuttavia, vi sono pochissime ricerche specifiche sull’allenamento funzionale come “programma di allenamento”, anche se nel libro Esercizio Funzionale®, questo “mito” potrebbe essere stato sfatato, dato che all’interno è possibile trovare concrete risposte al concetto in essere di “funzionale”, appunto, con interessanti e innovativi contenuti e protocolli utili all’approccio all’esercizio fisico e inoltre, un nuovo livello di approfondimento nel mondo della chinesiologia.
L’allenamento funzionale è un programma molto individualizzato e nessun programma può rivolgersi alla popolazione generale e nel libro Esercizio Funzionale® ci sono dei riferimenti finalmente concreti e definiti con basi scientifiche, considerando che nulla può prescindere dal fatto di “soggettivare” il lavoro fisico, tant’è che questo concetto è stato confermato nel “ACSM Position Stand” prodotto nel 2011 (11). Uno scopo del documento è stato quello di fornire raccomandazioni dettagliate basate sull’evidenza scientifica per migliorare i parametri di fitness e per migliorare la salute generale. Esistono raccomandazioni molto specifiche per lo sviluppo di programmi di esercizio cardiorespiratorio e allenamento di forza, ma pochissimi studi hanno valutato i benefici dell’allenamento neuromotorio, specialmente nei giovani adulti.
Allenamento tradizionale vs Funzionale
L’allenamento tradizionale progressivo di forza si concentra sull’aumento del carico/peso in modo graduale, allo scopo di rinforzare i principali gruppi muscolari, spesso per un fine prestativo e/o estetico.
L’allenamento funzionale si basa sul miglioramento della qualità del movimento attraverso l’allenamento di abilità specifiche associate al movimento.
Figura 1: differenze comuni tra allenamento tradizionale e funzionale.
L’ACSM si riferisce all’allenamento funzionale come “allenamento neuromotorio” e lo definisce come allenamento che incorpora abilità motorie come equilibrio, coordinazione, ritmo, reattività e allenamento propriocettivo (11).
Chiung-ju e altri descrivono l’allenamento funzionale come allenare i muscoli in schemi coordinati di movimento multifattoriali e incorporare articolazioni multiple, attività dinamica e variazioni consistenti alla base per una migliore funzionalità (12).
Bartollucci nel 2019, classifica dei contenuti secondo la logica di Esercizio Funzionale® (13), strutturando finalmente un lavoro con termini di progettualità, partendo da punti focali ed esercizi generali:
- Educazione generale del passo;
- Allenamento generale della propriocezione (esercizi statici e dinamici);
- Allenamento del core (semplici e complessi; core e catene);
- Educazione e allenamento generale del piegamento;
- Esercizitazioni con enfasi sulla coordinazione tra piegamento degli arti inferiori e distensione degli arti superiori;
- Sensibiliazzazione alle varie tipologie di contrazione muscolare;
- Sviluppo generale della corsa: stifness, ciclica, ritmo,ecc;
- Sensibilizzazione e attivazione analitica e globale delle catene muscolari;
- Allenamento ai salti.
Il legame tra allenamento tradizionale e funzionale è mostrato all’interno dei principi basati sull’evidenza, ad esempio i principi comuni associati all’allenamento di contro resistenza o di forza sono tre: sovraccarico progressivo, periodizzazione e specificità (14,15):
- Il sovraccarico progressivo connota un aumento graduale del carico posto sul corpo durante l’allenamento nel coro del tempo;
- La periodizzazione riflette nel tempo una gestione delle variabili del programma per promuovere vari adattamenti all’allenamento;
- La specificità si riferisce alla progettazione del programma e alla selezione degli esercizi che si tradurranno in un adattamento specifico a uno stimolo specifico e viene definito principio SAID o adattamento specifico alle esigenze imposte.
Il principio più strettamente associato all’allenamento funzionale è la specificità dell’allenamento (principio SAID). Nick Tumminello, miglior professionista del movimento NSCA 2016, spiega che l’allenamento per la specificità si concentra sul miglioramento di adattamenti specifici che si trasferiscono nei movimenti fondamentali, e in particolare, l’allenamento usando le variazioni di squat per migliorare l’altezza di salto verticale è un esempio di un esercizio specifico (15).
Gary Gray, indicato spesso come il “padre della funzione” descrive il concetto come “scienza funzionale applicata” (16), ponendo il focus sulla qualità del movimento nello sviluppo di un programma di allenamento, un grande cambiamento di paradigma, nel modo d’intendere l’allenamento e l’esercizio fisico. Sostanzialmente la scienza funzionale applicata è la convergenza di scienze fisiche, scienze biologiche e scienze comportamentali che consiste nel processo Principi-Strategie-Tecniche per la valutazione funzionale, allenamento, recupero e prevenzione degli infortuni ed è pratico per tutti gli individui indipendentemente da età o abilità.
Il concetto di “alfabetizzazione motoria”
L’alfabetizzazione motoria si basa sulla conoscenza, presa di coscienza e applicazione pratica dei concetti base che costituiscono le radici della motricità umana. Implica che il professionista del movimento non solo abbia conoscenze teoriche del corpo come sistema biologico, ma comprenda anche come la biologia influenzi l’azione del corpo e come vada ad influire sul cliente e/o l’atleta. In poche parole, l’allenamento funzionale richiede che il corpo e la mente lavorino insieme per collegare schemi di movimento efficienti con il risultato/obiettivo definito. Ciò comporta l’onere per il professionista di assicurare che si verifichi un collegamento e richiede un livello specifico di relazione tra il professionista e il cliente e/o atleta (16).
Gray Cook, co-creatore del “Functional Movement Screen” (FMS), descrive questo concetto come la capacità di leggere e scrivere schemi di movimento (17). Ciò richiede al professionista di comprendere cosa accade all’interno del corpo per sviluppare programmi basati su specifici schemi di movimento, con particolare attenzione all’importanza dell’efficenza del movimento.
Progettare l’allenamento
Progettare l’allenamento funzionale si riferisce proprio a un programma basato su una varietà di stili di allenamento, eseguiti allo scopo di migliorare i movimenti specifici, correlati ad abilità sportive e/o di fitness. Il comune denominatore in un programma funzionale è “semplice”: essere in grado di integrare le conoscenze di una varietà di scienze del movimento come anatomia e anatomia funzionale, comportamento motorio, biomeccanica applicata, fisiologia dell’esercizio e comportamento umano, con una costruzione di progressioni composte da contenuti relativi alle singole fasi precedenti che, si precisa, possono essere svolte solamente quando i presupposti di base sono stati consolidati fase per fase (18).
In generale, lo sviluppo del programma di fitness si basa sull’applicazione dei principi che rappresentano le prove scientifiche necessarie per selezionare le strategie più appropriate che porteranno alla scelta di tecniche o movimenti specifici che indirizzano al risultato desiderato (16). I principi, le strategie e le tecniche non devono essere considerati come unità isolate, ma devono ricondurre al movimento globale, che si riflette sul saper essere in grado di muoversi in modo efficiente nella quotidianità in primis e nell’attività fisica di fitness o sportiva, in secondo luogo. Il movimento umano può essere visto come un continuum dall’essere meno funzionale a più funzionale, in base alla capacità di muoversi in modo efficiente.
Il modello di progressione sviluppato da Kennedy e Yoke è un esempio che potrebbe essere utile nella creazione di approfondimenti sulla progettazione di programmi di movimento funzionale. Lo hanno sviluppato per aiutare i professionisti a organizzare le progressioni di movimento in un ordine sistematico rappresentato da livelli che possono essere visualizzati come un continuum simile alla Figura 2. Guarda la Tabella 3 per la descrizione di ciascun livello.
Figura 2: considerazioni sull’allenamento funzionale (A, B, C, D)
Tabella 3: livelli di progressione
Un’ altra opzione utile è l’FMS inizialmente sviluppato da Gray Cook e Lee Burton per gli atleti. Visita il video di YouTube su “Che cos’è lo screening del movimento funzionale” se non hai familiarità con il sistema di test FMS (https://www.youtube.com/watch?v=p5yqSZaz4ms). L’FMS è un sistema predittivo costituito da sette passaggi per classificare i modelli di movimento di base per movimenti e funzioni efficienti (19). Una volta stabilita una classifica generale, il passo successivo è sviluppare un programma personalizzato in base alle esigenze fisiche del soggetto e anche al risultato desiderato, come definito con il professionista .
Un programma di allenamento funzionale applica i metodi di allenamento più appropriati che si rivolgono in modo specifico ai movimenti associati al risultato pianificato, questa filosofia richiede una logica rivolta a posteriori, nella progettazione del programma, come illustrato nella Figura 3.
Figura 3: Sviluppo di programmi di allenamento funzionale
- Lo sviluppo del risultato/obiettivo si basa su fattori critici come i seguenti:
- Le capacità fisiche e comportamentali del soggetto basate sulle valutazioni;
- Il risultato desiderato che è stato stabilito tra il professionista e il cliente e/o l’atleta.
2) Il professionista analizza le informazioni di screening, i risultati della valutazione e i desideri del soggetto per sviluppare i metodi di allenamento più appropriati:
- Tali metodi di allenamento devono tendere a promuovere il miglioramento di uno o più sistemi specifici del corpo definiti nel risultato, sulla base dei principi e delle strategie più efficaci per il risultato/obiettivo definito;
- L’implementazione del programma si basa sulle tecniche o sugli esercizi individuali più appropriati che assicureranno il fatto che il soggetto possa raggiungere il risultato/obiettivo definito.
La progressione è un aspetto cruciale nella progettazione del programma e si basa sulle abilità associate ai modelli di movimento desiderati. Secondo ACSM, le progressioni per l’allenamento tradizionale di forza, ad esempio, sono definite come “l’atto di avanzare verso un obiettivo specifico nel tempo, fino al raggiungimento di tale obiettivo per le caratteristiche allenabili di forza muscolare, potenza, ipertrofia e resistenza muscolare locale” (20).
Conclusione
L’allenamento funzionale è una misteriosa filosofia di allenamento per via delle sue numerose definizioni e implementazioni. Nella forma più pura l’allenamento funzionale è un concetto dinamico che è radicato nel miglioramento del movimento e può essere adattato a qualsiasi individuo e in realtà ogni programma di allenamento funzionale deve essere personalizzato con un focus sull’integrazione dei modelli di movimento per raggiungere un risultato/obiettivo definito.
L’allenamento funzionale è di natura fluida, plurivalente e consente al professionista di essere creativo e applicare le proprie conoscenze, la propria istruzione ed esperienza per aiutare cliente e/o atleta con il quale ha il privilegio di lavorare. Quindi il consiglio è quello di applicare l’allenamento funzionale alla programmazione per vedere le opportunità di lavoro fisico che offre e a cui porta, e come tale opportunità si tradurrà in miglioramento per il soggetto.
L’allenamento funzionale richiede che il corpo e la mente lavorino insieme per collegare schemi di movimento efficienti e propositivi che si traducano in un risultato/obiettivo e la creazione di tale collegamento è responsabilità del professionista che dovrebbe avere un con cliente e/o l’atleta. I professionisti del movimento devono comprendere il movimento umano, come sviluppare programmi e come motivare ed istruire le persone a muoversi in modo efficace ed efficiente.
Riferimenti bibliografici
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