Dopo l’infarto del miocardio (IM), i risultati circa il favorevole rimodellamento ventricolare sono scarsi per l’aumentato rischio di disfunzione ventricolare e l’aumentato rischio di morte e dunque le strategie e le azioni per attenuare questo processo sono strumenti fondamentali nella gestione dei soggetti con occlusione coronarica, tra cui terapia di riperfusione, beta-bloccanti e inibitori del sistema renina-angiotensina. L’allenamento è stato introdotto in ritardo, dopo essere stato accettato come strategia di rimodellamento post IM, ma resta da chiarire il momento migliore per iniziare un programma di allenamento dopo un’occlusione coronarica. È importante sottolineare che s’ipotizza che l’esercizio precoce possa agire come un fattore di stress parietale, aumentando le dimensioni del ventricolo sinistro, inoltre negli ultimi anni sono state introdotte nuove modalità di esercizio con diverse modulazioni che hanno mostrato risultati promettenti. L’HIIT ha aumentato l’attività del substrato energetico e la fosforilazione mitocondriale in modo più evidente dell’allenamento continuo a bassa intensità. L’HIIT ha ridotto lo stress ossidativo cardiaco, associato a una migliore funzionalità diastolica, mentre il gruppo di allenamento continuo a bassa intensità ha mostrato una compromissione della funzione cardiaca. I benefici cambiamenti biochimici indotti dall’HIIT provocano, in tempi di allenamento più lunghi, un miglioramento funzionale sistolico. L’HIIT potrebbe essere la migliore modalità per impostare l’esercizio fisico precoce dopo l’IM e dovrebbe essere meglio studiato in questo scenario clinico.
Categoria: Salute
Allenamento di Forza ad Alta Intensità (HIT-RT) VS Allenamento Intervallato di Resistenza ad Alta Intensità (HIIT) per Combattere il Rischio di Fattori Cardiometabolici nelle Persone Sovrappeso e Obese
Tuttor M. e altri in uno studio pubblicato su Frontiers in Sports and Active Living a Giugno di quest’anno hanno confrontato l’effetto di HIIT vs. HIT-RT, principalmente su parametri cardiometabolici e cardiaci in uomini non allenati, sovrappeso e obesi tra 30 e 50 anni. L’HIIT consisteva principalmente in un allenamento a intervalli di 90s -2 min, (2-4 sessioni settimana), mentre l’HIT-RT (2-3 sessioni/settimana) è stato applicato come un allenamento di forza in una singola serie fino ad esaurimento muscolare, con una lunghezza dell’intervento principale di entrambi i protocolli di 16 settimane, riscontrando effetti positivi di HIIT o HIT-RT sui parametri strettamente correlati alla salute cardiometabolica.
Il ruolo benefico dell’esercizio fisico per il trattamento dell’infarto miocardico
L’esercizio come terapia contribuisce a migliorare i fattori di rischio comportamentale che possono provocare infarto miocardico, promuove l’aumento della capacità di sostenere l’esercizio ed eleva al qualità della vita per i pazienti con infarto miocardico (IM).
Per gli anziani e le persone post grande infarto focale l’esercizio fisico è sicuro ed efficace.
L’esercizio precoce, anche a breve termine, è un modo sicuro e fattibile per indurre effetti protettivi nei pazienti post IM.
Nelle prime fasi dell’IM, l’esercizio fisico di intensità moderata è la scelta migliore per migliorare il risultati per i pazienti con IM.
La riabilitazione cardiovascolare e il successivo esercizio a intervalli hanno vantaggi unici e dovrebbero essere raccomandati ai soggetti con IM. Partendo da questi punti si articola il testo con descrizioni di vari tipi d’intervento basati sull’esercizio fisico e i relativi benefici.
L’esercizio fisico amplifica la plasticità neurale e la forza dopo l’ictus
L’ictus compromette l’attività del sistema nervoso, della coordinazione e delle contrazioni muscolari. Nella fase riabilitativa e di recupero l’allenamento funzionale focalizzato sul lato più colpito può essere difficile da avviare a causa della debolezza muscolare e della spasticità. Questo ha alimentato l’idea che il sistema nervoso dopo l’ictus possa rappresentare un “terreno incolto” con risposte adattive temporalmente limitate. Nell’articolo in realtà sono riportati vari esempi di come un procedimento allenante svolto nella maniera corretta e secondo evidenze, sia proficuo per il soggetto colpito da ictus.
Esercizi di retrazione bilaterale della scapola a di rotazione esterna della spalla con l’uso di bande elastiche
La retrazione scapolare bilaterale con la rotazione esterna dell’articolazione della spalla (BSRSER) con bande elastiche di resistenza e le relative variazioni, possono essere eseguite in posizione eretta, seduta o supina e rappresentano un esercizio fisico di livello base che ha lo scopo di rinforzare i muscoli all’interno del cingolo scapolare in particolare all’articolazione scapolo-toracica e gleno-omerale e la stabilità del complesso spalla. Possono essere eseguiti in un ambiente domestico, lavorativo, clinico o in palestra, richiedono attrezzature minime e possono essere adattati per l’uso da parte di soggetti che non sono abituati ad eseguirli, fuori condizione, nonché da soggetti altamente condizionati e possono essere un precursore di esercizi più impegnativi.
Il piede: funzione, alterazioni e postura
Il piede è la struttura anatomica posta all’estremità distale di ciascun arto inferiore, ricopre la funzione di supportare tutto il corpo ed ha un ruolo fondamentale nella locomozione umana, nell’assorbimento del peso, di urti e di energia e nella stabilità.
La complessa anatomia del piede consente all’uomo di sviluppare una serie di movimenti, ma come ogni elemento anatomico può subire un’alterazione più o meno dolorosa e più o meno disfunzionale di tipo biomeccanico, vascolare e dermatologico. Nello studio della struttura e della funzione del piede si deve considerare anche il suo particolare ruolo sull’equilibrio e il fatto che ogni nostro segmento corporeo ha una sua determinata struttura al fine di assolvere una specifica funzione e, al pari, lo svolgimento di questa funzione plasma ed influenza la struttura del segmento stesso, ma spesso l’attenzione si concentra verso una forma sbilanciata, senza considerare tutti gli aspetti che costituiscono l’arto inferiore e il corpo, dato che il corpo ha delle proporzioni così come il piede, ma bisogna indagare come si comporta in varie situazioni. Nell’articolo ci sono studi importanti ed un’ultima revisione sistematica per meglio comprendere le definizioni e i passi da compiere verso un’osservazione completa.
Riabilitazione e Recupero Motorio per Persone con Sclerosi Multipla
La Sclerosi Multipla è una condizione complessa, che richiede una gestione completa e a lungo termine. I programmi di riabilitazione e recupero motorio mirano a migliorare la funzionalità, il benessere e la qualità della vita delle persone con SM. Gli articoli in letteratura scientifica, che valutano questi interventi sono cresciuti molti in questi anni. Per guidare i medici e i professionisti del movimento la Revisione Cochrane del Gennaio 2019 ha valutato i vari articoli e le revisioni, per offrire una panoramica sull’efficacia degli interventi di riabilitazione messe in atto per trattare le persone con SM. I risultati hanno mostrato alcuni benefici per le persone con SM che hanno partecipato a programmi di esercizio fisico e attività fisica o a programmi di riabilitazione multidisciplinare, in cui l’intervento è fornito da un team di professionisti della salute e del movimento di diverse professioni. Hanno trovato miglioramenti nelle attività quotidiane, nella funzionalità e nella qualità della vita correlata alla salute.
Dieta chetogenica: il presente degli sport di resistenza?
Gli sport di resistenza si basano sulla risintesi dipendente dall’ossigeno dell’adenosina trifosfato (ATP), che richiede sia un’adeguato apporto di ossigeno ai mitocondri, sia la disponibilità di carboidrati (CHO) e combustibili lipidici. Gli atleti vincenti mantengono le massime velocità per tutta la durata della loro prestazione. In effetti il ritmo di gara in molti eventi di resistenza (ad esempio, la maratona o lo sci di fondo) comporta una percentuale molto elevata della massima intensità aerobica di un individuo, mentre in attività più lunghe non basate su un’unica e singola prestazione (ad es. Ironman, gare ciclistiche su strada a tappe), le caratteristiche tattiche, del terreno e della stimolazione fisica sul lungo periodo, richiedono fasi a velocità superiore o inferiore. Le caratteristiche chiave degli atleti di resistenza d’élite, maturate attraverso la genetica e l’allenamento, implicano l’interazione di un’alta massima capacità aerobica (VO2 max), elevata capacità ossidativa muscolare ed elevata economia del gesto esercizio-correlato. Le strategie di allenamento e nutrizione mirano a garantire un’adeguata disponibilità e capacità d’integrare l’uso delle riserve di carburante del muscolo per produrre ATP in base alle esigenze della disciplina; un concetto noto come “flessibilità metabolica”. Vi sono prove concrete che l’adattamento a una dieta chetogenica ad alto contenuto di grassi crea sostanziali cambiamenti cellulari nell’aumento della motilità, del trasporto, dell’assorbimento e dell’ossidazione dei grassi durante l’esercizio, anche negli atleti d’élite che si allenano specificamente per ottimizzare i percorsi ossidativi dei grassi stessi. I cambiamenti e il significato vero circa l’uso dei chetoni muscolari sono ancora sconosciuti e sebbene vi siano prove evidenti che l’adattamento chetogenico riduca l’ossidazione dei carboidrati muscolari, i problemi irrisolti sono molti, come la capacità del cheto-adattamento a lungo termine di ripristinare il contenuto di glicogeno muscolare a livelli normalmente associati a una dieta ricca di CHO e la compromissione della capacità del muscolo di usare il glicogeno per l’ossidazione. Ciò è importante poiché l’ossidazione dei CHO fornisce una fonte di energia più efficace ed efficiente quando l’apporto di ossigeno diventa limitante.
Il rapporto di carico di lavoro da acuto a cronico casuale è stato associato “come” un rapporto d’infortunio da carico acuto a cronico effettivo: è tempo di destituire l’ACWR e i suoi componenti
Il numero di studi che esaminano la relazione tra carico di allenamento e infortuni negli atleti è cresciuto esponenzialmente negli ultimi anni e attualmente ci sono oltre 100 studi sull’argomento. Per trovare un’associazione tra carico di allenamento e infortuni sono state create varie misurazioni sull’allenamento. La metrica più popolare, comunemente usata come “modello” di riferimento standard per diverse linee guida internazionali, è il rapporto di carico di lavoro auto: cronico (ACWR). Questo rapporto si ottiene dividendo la componente “fatica” per la componente “fitness”. La componente “fatica” è rappresentata dal carico di lavoro acuto (LA), comunemente calcolata utilizzando il carico di lavoro della settimana precedente all’infortunio, mentre la componente “fitness” è rappresentata dal carico di lavoro cronico (LC), che è il carico di lavoro medio delle quattro settimane precedenti all’infortunio. Il LA comparato con il LC usando questo rapporto è ampiamente considerato per riflettere il rischio d’infortunio negli atleti. L’ACWR ha recentemente preso d’assalto la scienza e la medicina dello sport. È stato costantemente affermato che l’ACWR è associato al rischio d’infortunio, rendendolo così una metrica utile per ridurre o prevenire il rischio lesivo. Questa metrica è stata resa popolare da numerosi editoriali e consensi in riviste scientifiche e mediche sportive ad alto fattore d’impatto. Parlando della loro influenza questi articoli sono tra i più citati nel settore. L’aumento dell’attenzione ricevuta dalla “gestione del carico” nella pratica professionale è stato alimentato anche da questi studi. L’influenza di ACWR è persino penetrata nel circuito internazionale, infatti è utilizzato nelle linee guida di sviluppo e nelle dichiarazioni di consenso internazionali da organizzazioni leader come il CIO (Comitato Olimpico Internazionale). L’ACWR è onnipresente ed è incluso nei sistemi nazionali di gestione degli atleti e nei software disponibili in commercio, ma andrebbe destituito, come si evince dall’articolo in questione.
Programmare l’esercizio fisico basandosi sul movimento funzionale
Il metodo MBP descrive la programmazione di esercizi basati sul movimento ed include la creazione di un database di esercizi associando ogni movimento ad un sistema per modificare gli esercizi stessi e adattare l’allenamento a diversi obiettivi. Le idee generali di questo metodo non sono originali, in realtà, sono semplicemente variazioni del lavoro svolto da altre guide e metodi nel settore del movimento e del fitness. L’originalità è la presentazione, lo scopo e l’organizzazione del metodo. MBP è un sistema che consente all’utente di creare un gran numero di allenamenti in un breve lasso di tempo, in modo semplice, con principi e linee guida che aiutano il professionista del movimento a sviluppare allenamenti funzionali di alta qualità per la propria clientela. L’MBP si concentra sull’allenamento dei movimenti anziché sull’allenamento dei singoli muscoli, con il risultato di un regime di allenamento che riflette più accuratamente il funzionamento del sistema neuromuscolare durante lo sport e la vita di tutti i giorni.