Terminologia utilizzata per descrivere AT
LT (Lactate Thresold – Soglia del Lattato): la fase dell’esercizio in cui si verifica un aumento significativo ed esponenziale del lattato durante un test da sforzo incrementale.
MLSS (Massimo Lattato in Stato Stazionario): si verifica nella fase precedente all’aumento esponenziale del lattato, in cui la produzione e la rimozione di lattato sono bilanciate in modo ottimale.
OBLA (Onset of Blood Lactate Accumulation – Inizio dell’Accumulo di Lattato nel sangue): l’accumulo di lattato nel sangue fino a una quantità specifica (di solito 4 mmol/L) durante l’esercizio fisico incrementale. Si ritiene che questo valore critico rifletta il passaggio ad intensità d’esercizio più elevate.
Soglia Ventilatoria (chiamata anche VT1): l’intensità dell’esercizio alla quale la ventilazione aumenta in modo sproporzionato rispetto al consumo di ossigeno, principalmente per espirare l’anidride carbonica in eccesso prodotta durante la glicolisi anaerobica.
RCP (Respiratory Compensation Point – Punto di compensazione respiratoria) (chiamato anche VT2): periodo di iperventilazione durante un esercizio molto intenso, mediato da diversi fattori fisiologici.
Buffering isocapnico o tampone a concentrazione costante di anidride carbonica: la zona d’esercizio e/o allenamento tra VT1 e VT2 che riflette il buffering bicarbonato ottimizzato, che insieme all’iperpnea (aumento della profondità degli atti respiratori e della ventilazione polmonare), sono sufficienti per prevenire l’acidosi. Può essere utilizzato come misura delle prestazioni nella zona da aerobica ad anaerobica.
Categoria: Sport di Montagna
Ruolo della costruzione delle scarpe nella biomeccanica della corsa: correlazioni con infortuni e performance
In molti decenni la tecnologia, sopratutto l’ingegneria strutturale e dei materiali nella costruzione delle scarpe ha apportato enormi cambiamenti, con scarpe molto particolareggiate e ammortizzate. Sebbene le intersuole ammortizzate possano in teoria ridurre le forze di impatto influenzando la rigidità del sistema di attenuazione dell’impatto e la decelerazione del corpo, il tasso d’infortuni e le prestazioni della corsa riportati non sono migliorati notevolmente nel corso degli anni, per cui la riduzione degli infortuni e il miglioramento delle prestazioni, usando scarpe da corsa, sono diventati un obiettivo sia nell’industria sportiva, che nel mondo accademico. Dalla Revisione si possono trarre notevoli spunti, per capire come orientarsi alla scarpa da corsa. L’aumento della velocità della forza d’impatto, la riduzione della cadenza e l’appoggio più pronunciato del tallone possono spiegare, in parte, il potenziale deleterio delle scarpe moderne e le influenze sulla corsa, che sono soggettive, ma hanno delle tipicità comuni, vanno valutate. Cambiare troppo rapidamente scarpa espone i tessuti del corridore ad un maggiore rischio d’infortuni. La stessa situazione vale per coloro che sono abituati a scarpe minimaliste e che si orientano troppo rapidamente a scarpe massimaliste, ma servono test con protocolli standard per capire come validare tutto ciò.
Esercizio Fisico in Ambiente Freddo
La regolazione della temperatura corporea include fattori fisiologici e comportamentali e le risposte del corpo a livello inconscio (come i brividi) sono accoppiate con azioni volontarie (come l’attività scelta, l’intensità dell’attività e la selezione dell’abbigliamento). La prevenzione delle lesioni da freddo richiede preparazione e prontezza a rispondere alle mutevoli condizioni. Con adeguati piani di gestione del rischio, le persone possono massimizzare la sicurezza durante l’esercizio in ambienti freddi.
La corsa su tapis roulant non motorizzato è più dispendiosa a livello cardiometabolico rispetto alla corsa su terreno e su tapis roulant motorizzato
Lo scopo di questo studio di Edwards R.B. e altri della “School of Exercise Science” (Australian Catholic University, Melbourne) è stato quello di confrontare le esigenze cardiometaboliche della corsa su un tapis roulant non motorizzato curvo, con la corsa su terreno e il tapis roulant motorizzato. Il decremento dell’economia di corsa osservato durante la prova su tapis roulant curvo non motorizzato era correlato negativamente alla massa corporea, indicando che i corridori più leggeri dovevano lavorare a un’intensità relativa maggiore per superare la resistenza de nastro del tapis roulant. Questi dati dimostrano la maggiore richiesta cardiometabolica associata alla corsa a una data velocità sul tapis roulant curvo non motorizzato. È fondamentale che queste differenze vengano prese in considerazione quando si prescrivono le intensità di allenamento sul tale tapis roulant o si traducono i dati di laboratorio verso l’ambito di preparazione atletica.
Il tapis roulant motorizzato è biomeccanicamente paragonabile alla corsa su terreno?
Nel complesso, i risultati indicano che la biomeccanica della corsa su tapis roulant meccanico è in gran parte paragonabile alla biomeccanica della corsa su terreno, ma differisce tuttavia su diversi aspetti. Queste differenze probabilmente derivano da:
– Differenze nella rigidità della superficie del tapis roulant e dei diversi terreni;
– Insufficiente esperienza e familiarità di corsa su tapis roulant;
– Potenza del motore del tapis roulant insufficiente e dimensioni del nastro limitanti;
– Differenze nella resistenza dell’aria a velocità di corsa più elevate;
– Alterata percezione della velocità.
I ricercatori, i medici e gli atleti dovrebbero quindi prendere in considerazione questi fattori per ridurre al minimo le differenze biomeccaniche della corsa tra tapis roulant e terreno. La riduzione al minimo di queste differenze biomeccaniche può a sua volta migliorare i criteri della ricerca e le analisi dell’andatura e migliorarne il trasferimento all’allenamento.
L’affaticamento dei muscoli respiratori altera le prestazioni del ciclismo e l’affaticamento dei muscoli locomotori
Le contrazioni intense e ripetute del muscolo scheletrico possono portare a una riduzione temporanea della capacità del muscolo di generare forza, cioè ad affaticamento muscolare, come accade nel ciclismo. Più specificatamente l’affaticamento muscolare è stata dimostrato alla fine dell’esercizio ad alta intensità, suggerendo che esista una “soglia critica” di fatica che limiti le prestazioni all’esercizio. Prevenire il superamento di questa soglia critica da parte dei muscoli locomotori, diminuisce l’output motoneuronale e la produzione di energia durante l’esercizio respiratorio. Nello studio è dimostrato che l’affaticamento muscolare respiratorio altera la percezione sensoriale durante l’esercizio, portando a una diminuzione della potenza. La riduzione della produzione di energia durante l’esercizio globale diminuisce la perturbazione metabolica e attenua l’affaticamento dei muscoli locomotori. Questi risultati indicano che il sistema respiratorio influenza il limite di tolleranza sensoriale ed è parte integrante di un ciclo di feedback globale che regola la prestazione fisica e lo sviluppo dell’affaticamento muscolare locomotore.
L’influenza della larghezza del centro sci e della fatica sulla stabilità dell’articolazione del ginocchio e sull’equilibrio dello sciatore
Lo sci alpino è uno sport complesso che richiede un alto livello di controllo motorio ed equilibrio. In generale, gli sciatori sono soggetti all’aumento della fatica dovuto all’uso di attrezzature inadeguate. Di conseguenza, il rischio di lesioni potrebbe aumentare. Lo studio di Zorko e altri ha esaminato l’influenza della fatica e della larghezza dello sci sulla stabilità dell’articolazione del ginocchio e sull’equilibrio dello sciatore. È stata condotta una simulazione dello sci in laboratorio in una posizione di rotazione degli sci quasi statica in cui la cinematica degli arti inferiori è stata registrata utilizzando un sistema ottico e i parametri che determinano l’equilibrio sono stati catturati utilizzando una piastra di forza. È stato dimostrato che la cinematica dell’articolazione del ginocchio e l’equilibrio dello sciatore sono stati ostacolati nello stato di affaticamento, così come quando si utilizzavano sci con un centro molto grande. I risultati dello studio suggeriscono di evitare l’aumento dello stato di affaticamento e l’uso di sci larghi al centro, mentre si scia su superfici dure, per ridurre il rischio di lesioni.
Biomeccanica del supporto del seno per l’attività fisica delle donne
La ricerca biomeccanica ha costantemente dimostrato che il seno, che non ha un supporto anatomico adeguato e sostanziale, si sposta, rispetto alla parete toracica, quando le donne svolgono attività fisica. Questo movimento del seno è esacerbato durante le attività in cui il busto della donna si muove verticalmente, come nel correre e nel saltare. Un movimento eccessivo del seno è stato associato a dolore al seno indotto appunto dall’esercizio fisico, che può influire negativamente sulle prestazioni di atlete esperte e persino disincentivare le donne dalla partecipazione a certe attività fisico-sportive. Sebbene ci siano stati sviluppi sostanziali nei materiali e nei processi di produzione dopo il modello “Jogbra”, l’idea che i reggiseni sportivi dovrebbero essere progettati principalmente per limitare il movimento del seno non è cambiata sostanzialmente dagli anni ’70. Molti degli studi di biomeccanica mammaria pubblicati sono limitati da progetti di ricerca scadenti e metodi biomeccanici inadeguati, facendo sì che molti reggiseni sportivi disponibili in commercio siano basati sui risultati di tali studi e non soddisfino le esigenze individuali di molte donne. Il livello ottimale di supporto del seno per ridurre al minimo il dolore al seno indotto dall’esercizio dipende dall’età, dalle dimensioni del seno e dal tipo di attività. Le differenze nella forma del seno e del busto possono anche rendere più difficile il raggiungimento di un supporto sufficiente per il seno e una corretta vestibilità del reggiseno per diverse coorti di donne, in particolare quando c’è una carenza di ricerca incentrata su queste donne, appunto. I contributi alla progettazione di un reggiseno sportivo migliore potrebbero derivare da investimenti nella ricerca relativa alla struttura e anatomia del seno, alla scansione tridimensionale delle dimensioni e della forma del seno e del tronco, dalle misurazioni cliniche del sistema muscolo-scheletrico della parte superiore del tronco, dal carico statico e dinamico all’interfaccia reggiseno-busto e reggiseno-spalla, dall’effetto del supporto del seno sull’attività muscolare, dalla modellazione tridimensionale del seno, dalla meccanica del tessuto cutaneo mammario e dall’ingegneria dei materiali I reggiseni sportivi in grado di rispondere alle esigenze individuali delle donne rilevando i cambiamenti nell’ampiezza e nella frequenza del movimento del seno e regolando il livello di sostegno per adattarsi a questo movimento hanno il potenziale per massimizzare sia il sostegno del seno, che il comfort del reggiseno. In effetti è stato dimostrato che gli elettro-materiali rilevano con successo i cambiamenti nel movimento del seno mentre le donne camminano e corrono su un tapis roulant, mentre i muscoli artificiali guidati elettro-termicamente hanno dimostrato di stringere un reggiseno per fornire un supporto del seno maggiormente percepito e conforme.
Il ruolo del raffreddamento del corpo nell’attività fisica e nell’esercizio di prestazione
La ricerca si è concentrata nei decenni e, in particolare, negli ultimi anni, su come il raffreddamento del corpo possa aiutare nell’attività fisica e nelle prestazioni in ambienti caldi e umidi. L’esercizio come è noto fa aumentare la temperatura corporea e più l’intensità è elevata, più rapido sarà questo aumento termico. Basti pensare che quando il tasso di produzione di calore metabolico supera il tasso di trasferimento di calore esterno, che si verifica frequentemente quando l’esercizio è svolto con una temperatura ambiente elevata (>25°C), il calore viene immagazzinato e la temperatura del corpo aumenta. Gli studi sul preraffreddamento confermano che l’aumento del calore corporeo è un fattore limitante durante l’esercizio ed è utile per gli esercizi di resistenza per i primi 30-40 minuti, dipendentemente dalle variabili discusse, piuttosto che per esercizi intermittenti o di breve durata e prima di un’attività di resistenza di lunga durata può essere utile solo con l’uso di attrezzature specifiche e con la disponibilità di strutture ad hoc.
Iniziare ad allenarsi per il trail running: le zone d’intensità e l’adattamento
L’allenamento del trail running è questione di riuscire ad ottimizzare il tempo. Sono poche le persone, infatti, che possono permettersi di dedicare tutto il tempo che sarebbe necessario per correre una corsa in montagna: dopo il lavoro, la famiglia e le ore di sonno, non ci sono abbastanza ore libere durante la giornata. La miglior cosa da fare è cercare di lavorare con quello che si ha; questo non vuol dire che tutti quelli che hanno una vita molto impegnata debbano smettere di crederci, bisogna scovare però il metodo corretto per allenarsi lo stesso e con quello che si possiede e una volta che i miglioramenti e le prestazioni arrivano, sarà ancora più appagante riconoscere gli ostacoli superati. In tutti gli sport di resistenza, ognuna delle zone d’intensità e della frequenza cardiaca ha un ruolo specifico all’interno di uno schema di allenamento. I punti chiave del sistema a cinque zone sono i due marcatori metabolici della soglia aerobica (AeT) e anaerobica (LT). La risposta metabolica all’esercizio fisico non segue perfettamente un rigido modello, anzi, c’è molta differenza tra un individuo e un altro ed anche nello stesso individuo possono esserci variazioni da un giorno all’altro.
Qui trovi i concetti base legati all’allenamento del trail running per cominciare a divertirsi sui sentieri e sulle strade di montagna, come calcolare le zone d’intensità e interessanti spunti per la pratica di un’attività stupenda a contatto con la natura.