Terminologia utilizzata per descrivere AT
LT (Lactate Thresold – Soglia del Lattato): la fase dell’esercizio in cui si verifica un aumento significativo ed esponenziale del lattato durante un test da sforzo incrementale.
MLSS (Massimo Lattato in Stato Stazionario): si verifica nella fase precedente all’aumento esponenziale del lattato, in cui la produzione e la rimozione di lattato sono bilanciate in modo ottimale.
OBLA (Onset of Blood Lactate Accumulation – Inizio dell’Accumulo di Lattato nel sangue): l’accumulo di lattato nel sangue fino a una quantità specifica (di solito 4 mmol/L) durante l’esercizio fisico incrementale. Si ritiene che questo valore critico rifletta il passaggio ad intensità d’esercizio più elevate.
Soglia Ventilatoria (chiamata anche VT1): l’intensità dell’esercizio alla quale la ventilazione aumenta in modo sproporzionato rispetto al consumo di ossigeno, principalmente per espirare l’anidride carbonica in eccesso prodotta durante la glicolisi anaerobica.
RCP (Respiratory Compensation Point – Punto di compensazione respiratoria) (chiamato anche VT2): periodo di iperventilazione durante un esercizio molto intenso, mediato da diversi fattori fisiologici.
Buffering isocapnico o tampone a concentrazione costante di anidride carbonica: la zona d’esercizio e/o allenamento tra VT1 e VT2 che riflette il buffering bicarbonato ottimizzato, che insieme all’iperpnea (aumento della profondità degli atti respiratori e della ventilazione polmonare), sono sufficienti per prevenire l’acidosi. Può essere utilizzato come misura delle prestazioni nella zona da aerobica ad anaerobica.
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La menopausa altera gli adattamenti aerobici all’HIIT
La menopausa è una parte normale della vita di una donna ed è stata associata ad un indebolimento della funzione cardiovascolare a riposo. Questi effetti legati alla menopausa includono un rimodellamento concentrico del ventricolo sinistro (VS), una bassa funzione diastolica e un aumento della pressione sanguigna.
HIIT di tipo aerobico stimola miglioramenti nella capacità aerobica massimale e nella funzione del VS, rispetto al tradizionale allenamento moderato continuo (MICT).
La gittata cardiaca è aumentata sia in pre, che post menopausa dopo allenamento, ma non la frequenza cardiaca massima.
La principale implicazione pratica di questo studio è il minore aumento della capacità aerobica massima osservato nelle donne di mezza età in post-menopausa dopo 12 settimane di allenamento aerobico ad alta intensità, rispetto alle donne di mezza età in pre-menopausa.
I risultati suggeriscono che la limitazione all’adattabilità aerobica nelle donne in post-menopausa sono probabilmente dovute a cause periferiche (distribuzione arteriosa, scheletrica, muscolare e/o del volume sanguigno), piuttosto che fattori centrali (cardiaci).
Gli autori sostengono che il maggiore volume di sangue osservato nelle donne in pre-menopausa dopo l’esercizio potrebbe essere stato sostenuto da una maggiore capacità vaso dilatatoria nelle donne in pre-menopausa, rispetto alle donne in post-menopausa.
Poiché la capacità aerobica massima è un importante biomarcatore prognostico per le malattie cardiovascolari, i risultati indicano che la menopausa riduce la capacità di una donna di mezza età di modificare il suo rischio di malattie cardiovascolari con l’esercizio.
Una migliore comprensione degli adattamenti all’allenamento fisico nelle donne di mezza età migliorerebbe le raccomandazioni pubbliche per gli interventi sullo stile di vita per migliorare la fitness cardiorespiratoria, il che ha implicazioni per la salute a livello globale nella popolazione femminile.
L’effetto della cadenza della pedalata sull’ossigenazione dei muscoli durante un esercizio ad intensità moderata
La modifica della cadenza di pedalata durante l’esercizio ad intensità moderata influisce su una serie di risposte fisiologiche: a una potenza costante e moderata, l’aumento della cadenza provoca un aumento della frequenza cardiaca (FC), del consumo di ossigeno (VO2), della produzione di anidride carbonica (VCO2) e del tasso di percezione dello sforzo e del lattato. Elevate cadenze di pedalata aumentano la domanda metabolica dei muscoli scheletrici, che fino a un certo punto può essere compensata da un corrispondente aumento della funzione cardiorespiratoria. Al contrario basse cadenze di pedalata aumentano la pressione intramuscolare durante il periodo di contrazione muscolare, con un effetto dimensionale associato alla forza generata dalla contrazione muscolare. Questo fenomeno riduce o impedisce, temporaneamente, la perfusione sanguigna nel muscolo in contrazione e nei tessuti a valle. Inevitabilmente durante l’esercizio ciclistico le basse cadenze sono anche associate a periodi di rilassamento muscolare proporzionalmente più lunghi, quando la perfusione è aumentata. Al momento non è chiaro se il periodo di contrazione più lungo e le maggiori forze del pedale a una cadenza inferiore possano determinare un’ossigenazione inadeguata dei muscoli.
Formenti e altri in questo studio hanno rilevato che aumentare la cadenza oltre una data soglia ad un’intensità di esercizio moderata vicino alla soglia ventilatoria è meno efficiente dal punto di vista energetico e che una cadenza elevata può compromettere l’ossigenazione muscolare durante l’esercizio ciclistico.